Rete 194 Genova
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Comunicato stampa
La Rete 194 di Genova, che da tre anni raccoglie l’adesione delle donne e delle associazioni che nella città credono che difendere la legge 194 sia un fatto di civiltà, invita tutta la cittadinanza al dibattito pubblico sulla vicenda della pillola abortiva RU486, che si terrà il giorno 10 dicembre, alle ore 17 presso la Sala di Rappresentanza di Palazzo Tursi, via Garibaldi 9. Abbiamo invitato per parlarne insieme e finalmente fare informazione Chiara Valentini, giornalista l’Espresso, il ginecologo Corrado Melega, responsabile progetto nascita Emilia Romagna, e Alberto Leiss, moderatore. Nel corso del dibattito interverranno gli Assessori Claudio Montaldo, della Regione Liguria e Roberta Papi, del Comune di Genova.
In un paese dove il vaccino contro l’influenza suina è più temuto della patologia che dovrebbe contrastare, il Governo rassicura gli italiani senza preoccuparsi di sperimentazione, effetti collaterali, speculazioni e profitti di alcune case farmaceutiche. Non è altrettanto così per la pillola abortiva RU486, che da più di 20 anni è usata dalle donne in molti paesi europei e che ha già visto periodi di sperimentazione in alcune città italiane, ma che il governo cerca di contrastare con tutti i mezzi.
Le motivazioni?
All’inizio la sottosegretaria alla salute Roccella (su pressione della CEI) non la voleva perché facilitava la procedura e la pratica dell’interruzione volontaria di gravidanza, quando invece, essendo per lei l’aborto una colpa, doveva trattarsi di percorso di sofferenza e di pena.
Poi, la sottosegretaria ed il governo si sono preoccupati della salute delle donne, sostenendo che fosse pericolosa e potesse provocare la morte di chi la assumeva.
Dopo che l’AIFA (Agenzia italiana per il farmaco) ha dato parere favorevole alla commercializzazione della RU486 (nel senso, che gli ospedali la possono acquistare, e non i privati cittadini), hanno cambiato idea, ed ora sostengono che non sia compatibile con la legge 194 perché pretendono che le donne passino i tre giorni in cui il farmaco fa effetto rinchiuse in ospedale. Questo in contraddizione con la pratica degli altri paesi europei, per ostacolare gli aspetti che potrebbero rendere il farmaco alternativo all’intervento chirurgico e meno oneroso per le casse della sanità pubblica.
Di cosa hanno paura?
Forse hanno paura che si tolga un velo dalla pratica, questa sì assai diffusa in tutto il paese, dell’obiezione di coscienza di comodo, che vede una buona percentuale di medici obiettori fare questa scelta per ragioni di convenienza e di carriera, ma al tempo stesso mantenendo il segreto su questa scelta per non perdere delle ‘clienti’.
La Rete 194 intende con questo dibattito promuovere l’informazione responsabile, smascherare le ragioni che stanno alla base di questa campagna di screditamento, disinformazione, paura attorno alla legge 194 ed alla sua applicazione, dare inizio ad una azione di denuncia pubblica dei casi in cui ginecologi obiettori, dopo la visita a pagamento, rimandano la donna ad ulteriore visita nei consultori, senza dare spiegazioni sul perché non rilasciano il certificato per l’IVG. Vogliamo raccogliere le segnalazioni di casi in cui le donne si sono viste costrette, senza sapere il perché, a fare (e pagare) due volte la visita, perdendo tempo prezioso con il rischio di uscire dai termini per l’applicazione della legge194.
ecco un po’ di rassegna stampa
artt avvenire 27 nov
art repubblica 27 nov
corriere della sera 27 nov
foglio 27 nov
ru486 sacconi 2 dic
ru486 avvenire 2 dic
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